Professioni richieste dall’industria 4.0: Rapporto Excelsior Unioncamere
Ci sono nuove professioni ed attività che nascono proprio in seguito ai periodi di crisi economica e lavorativa e da fasi di grossi cambiamenti sociali. E’ il caso del fenomeno dell’industria 4.0 che modifica gradualmente e significativamente il modello di produzione e di gestione aziendale.
L’industria 4.0 offre la possibilità di una gestione più flessibile e snella del ciclo produttivo «mediante una connessione tra sistemi fisici e digitali, analisi complesse attraverso Big Data e adattamenti real-time» (Accezione fornita dal Ministero per lo Sviluppo Economico).
Essa è considerata un segmento con un valore di mercato notevole, stimato intorno ai 152,31 miliardi di dollari entro il 2022, con un tasso di crescita annuo pari al 14.72%.
Nei prossimi cinque anni ci sarà un’elevata richiesta di professioni qualificate legate a lndustria 4.0. Su 2,5 milioni disoccupati, dipendenti e autonomi, previsti nel settore privato e in quello pubblico, oltre il 70%, vale a dire 1,8 milioni dovrà possedere competenze specialistiche, soprattutto tecniche nelle discipline Stern (science, technology, engineering, math).
Significativo il commento al rapporto Excelsior di Unioncamere e Anpal di Emanuele Frontoni, professore di Fondamenti di Informatica e Computer Vision presso l’Università Politecnica delle Marche e presidente Cdo Marche Sud «Per cogliere le opportunità della digitalizzazione occorrono nuove competenze e questa è forse la più grande sfida di oggi. Il sistema delle università forma in maniera ancora eccellente pochi ragazzi e così è in corso una caccia all’uomo nei vari settori dell’ingegneria che toccano l’industria 4.0»
Il fabbisogno di laureati sarà di quasi 780.000 unità. Ma dai nostri atenei nei prossimi cinque anni entreranno nel mercato del lavoro solo 4.000 “dottori”. «Per sanare questo gap comune con tutta l’Europa» continua Frontoni «occorre valorizzare i percorsi tecnici e non relegarli a pochi, con una differenza di genere ancora enorme. L’orientamento scolastico continua a funzionare poco e su questo occorre una vera alleanza istruzione – imprese».
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